L'origine del concetto di prestito è antica tanto quanto quella del baratto: si tratta, in poche parole, del trasferimento dell'utilizzo di un bene da un creditore a un debitore, per un periodo di tempo determinato, con la promessa da parte del ricevente di restituirlo pressoché inalterato alla scadenza pattuita. Così come il baratto si è presto evoluto in commercio, anche il prestito ha rapidamente assunto una funzione finanziaria, caratterizzandosi come il trasferimento di una somma di denaro tra due soggetti (creditore e debitore), da restituire entro un termine preciso e secondo modalità concordate in un vero e proprio contratto. Il prestito, oggi, rappresenta una delle attività principali di banche ed enti finanziari, ed è concesso sotto molteplici forme e per varie finalità. Si può così chiedere un prestito per comprare un bene, per ristrutturare una casa o per un generico bisogno di liquidità, e lo si può rimborsare a rate nel corso di settimane, mesi o anni. I prestiti hanno però un costo, che viene definito "tasso di interesse": questo serve a rimborsare il creditore del mancato guadagno che gli sarebbe pervenuto da un impiego alternativo del capitale concesso al debitore. Oggi, il costo massimo di un prestito è regolato dalla legge, che condanna la pratica dell'usura e dello strozzinaggio. Poiché le banche stesse ricorrono tra loro ai prestiti di capitale, un'importanza determinante nel determinare questo limite è data dal tasso di interesse medio interbancario. Le banche e gli enti finanziari, però, non concedono automaticamente i prestiti a tutti i richiedenti, perché correrebbero il rischio di ritrovarsi con un numero elevato di insolvenze da parte di debitori non in grado di restituire il dovuto. Così, gli istituti di credito si affidano a criteri di selezione della clientela piuttosto rigidi, che prendono in considerazione il reddito, l'età e i debiti precedenti dei richiedenti. Chi non rispetta il pagamento delle rate viene segnalato alle autorità di vigilanza e il suo nome entra a far parte dell'elenco dei cattivi pagatori, che le banche possono consultare per facilitare il processo di valutazione dei richiedenti.