Quando i prestiti sono rivolti a famiglie o a privati non professionisti al fine di permettere il pagamento a rate di beni e servizi durevoli, si parla di credito al consumo. In pratica, il prestito viene concesso da banche e società finanziarie iscritti nell'apposito albo tenuto dalla Banca d'Italia, a condizioni che vengono però trattate tra il venditore dei beni in questione e l'acquirente. Il credito al consumo include soltanto quei finanziamenti che non hanno alcuna correlazione con fini commerciali o imprenditoriali e che non sono quindi destinati a investimenti. Esempi tipici di credito al consumo sono i prestiti per l'acquisto di automobili ed elettrodomestici, ma anche il ricorso a carte di credito, carte revolving e bancomat. Tutte queste forme di finanziamento finalizzato sono regolate dal Dlgs 385 del 1993, o Testo unico delle leggi in materia bancaria e creditizia. Il credito al consumo ha conosciuto una grande diffusione negli ultimi anni, con un numero sempre maggiore di italiani pronti ad acquistare a rate, e altrettante imprese impegnate nella pubblicizzazione di offerte allettanti. Si sente spesso parlare, infatti, di "rate a interessi zero", ma il dato fondamentale che il consumatore deve sempre prendere in considerazione è il Tasso annuo effettivo globale (Taeg), che indica le spese reali del finanziamento. La legge stabilisce che anche nelle comunicazioni pubblicitarie il Taeg debba essere indicato con chiarezza, insieme al periodo di validità dell'offerta, anche sotto forma di esempio esplicativo. Quando si fa ricorso al credito al consumo, l'acquirente riceve copia scritta del contratto (solitamente un modulo prestampato) sul quale devono essere riportate le suddette condizioni, oltre al tasso d'interesse, al nome della banca che concede il prestito, ai dati del consumatore e alle condizioni di recesso.